Note di valvole e onde sonore: la mia odissea nell’Hi-Fi esoterico degli anni ’80 ????????✨

La passione per la storia e gli eventi locali raccontati attraverso la fotografia e la videocreatività

Note di valvole e onde sonore: la mia odissea nell’Hi-Fi esoterico degli anni ’80 ????????✨

Negli anni ’80, il mio primo lavoro fu quello di commesso ed iniziò in un famoso negozio di hi-fi esoterico. Questo negozio, situato nel cuore di Padova, proprio di fronte alla sinagoga sita in via San Martino e Solferino, era un luogo affascinante. Il profumo di componenti elettronici e del legno delle casse acustiche si mescolavano nell’aria, creando un’atmosfera unica.

Il titolare, una figura rispettata e saggia, mi insegnò il mestiere con passione. Si chiamava Paolo Vanotti, persona per la quale nutro ancora oggi moltissima stima. Non vendevamo solo impianti stereofonici hi-fi e tutto quello che potevano essere i relativi accessori, ma anche i primi videoregistratori e telecamere VHS e Betamax. Ricordo ancora l’entusiasmo dei clienti quando portavano a casa questi nuovi dispositivi, oppure quando li installavamo nelle loro abitazioni, e come per una magia potevano registrare i loro momenti più preziosi.

Il negozio era un luogo di scoperta e meraviglia tutti i giorni. Le casse acustiche sembravano custodire segreti, e i cavi intrecciati sembravano fili d’oro che collegavano il mondo reale a quello della musica e del cinema. Ogni giorno, imparavo qualcosa di nuovo, come bilanciare un giradischi, come regolare la tracciatura di un testina di un registratore a bobine, come far suonare un amplificatore a valvole.

Era un trampolino di lancio per me, un posto dove la passione per la tecnologia e l’arte si fusero. Ogni cliente che entrava era un potenziale compagno di viaggio, pronto a esplorare nuovi suoni e immagini. E così, tra cavi e altoparlanti, ho imparato a volare verso nuovi orizzonti.

Ora, mentre scrivo queste parole, mi rendo conto che quel negozio non era solo un luogo di lavoro, ma un luogo di crescita e ispirazione per me e per i miei colleghi. E forse, in qualche modo, è ancora lì, nascosto tra le note di una canzone o nei fotogrammi di un vecchio film. Un trampolino di lancio che mi ha portato verso il futuro, con la musica e la tecnologia come ali.

Quella che vedete al fianco di quanto vi sto scrivendo è una foto che racchiude un mondo fantastico, ma il mestiere che vi ho raccontato doveva vivere non solo di tecnologia ma anche di fantasia. Il solo e puro rapporto con il cliente aveva molti aspetti, che non terminavano solo con la conoscenza tecnologica, ma anche con il semplice rapporto umano, che il più delle volte era anche confidenziale. Se tutto questo oggi è stato sostituito gradatamente da ben altri equilibri, a me rimane questa grande esperienza che tuttora rappresenta un grande sogno.

 

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