Le imprese eroiche del soldato Mario
23 novembre 1980
Irpinia, terremoto, catastrofe e morte. Un militare come tanti, che si chiamava Mario ed apparteneva al 5° Battaglione Genio Pionieri “Bolsena” di stanza a Udine, fu inviato a Lioni in provincia di Avellino, per partecipare alle operazioni di soccorso ai terremotati dell’Irpinia.
Mario era un ragazzo molto giovane ma coraggioso e determinato, e nonostante le difficoltà incontrate non si era mai arreso di fronte alle avversità, quasi a voler confermare il motto del suo battaglione “Per omnia asperrima”, attraverso qualsiasi difficoltà.
Durante le prime settimane, Mario e i suoi compagni lavorarono incessantemente per rimuovere le macerie e salvare le persone lì sotto intrappolate.
Nonostante il freddo, la pioggia e la neve, lui continuò a lavorare duramente senza mai perdere la speranza.
Un giorno, mentre cercava di salvare una famiglia intrappolata sotto le macerie, Mario rimase ferito. Ma nonostante il dolore e la raccomandazione dei suoi compagni di recarsi in infermeria, continuò a lavorare, salvando vite umane.
Dopo settimane di duro lavoro, Mario e i suoi compagni riuscirono a salvare molte persone, ma l’attività non era ancora finita.
La loro Compagnia rimase a Lioni per mesi, aiutando così la popolazione a ricostruire le case e le infrastrutture distrutte dal terremoto, rinunciando peraltro a fare ritorno a casa in licenza per abbracciare i suoi genitori e la fidanzata.
Alla fine, grazie al loro duro impegno e alla loro determinazione, i genieri del 5° Bolsena riuscirono a ricostruire Lioni e a dare una nuova speranza alle persone che avevano perso tutto.
Questa è la storia di Mario, un ragazzo coraggioso e determinato come tanti altri che vi hanno partecipato, e che hanno dedicato la loro vita per salvare il prossimo durante il Terremoto dell’Irpinia del 23 novembre 1980.
Questo articolo è da ritenersi un’opera di narrazione e finzione, pertanto ogni riferimento a fatti realmente accaduti e/o a persone realmente esistenti è da ritenersi puramente casuale.
La storia reale
Era una domenica di fine novembre, il cielo era grigio e il freddo si faceva sentire. In Irpinia, una regione montuosa e rurale tra Campania e Basilicata, la gente si preparava a trascorrere la serata in famiglia, davanti al camino o alla televisione. Nessuno si aspettava che in pochi secondi la loro vita sarebbe cambiata per sempre.
Alle 19:34:52, una violenta scossa di magnitudo 6.9 scosse la terra, provocando il crollo di migliaia di case, chiese, scuole, ospedali. La scossa durò circa 90 secondi, ma sembrò un’eternità. Fu seguita da altre due scosse, anch’esse molto forti, che aumentarono il caos e la distruzione. Il terremoto colpì un’area di 17.000 km², interessando oltre 600 comuni tra Campania, Basilicata e Puglia. L’epicentro fu localizzato tra i comuni di Teora, Castelnuovo di Conza e Conza della Campania, dove si registrò il massimo grado di intensità (X grado della scala Mercalli).
Il bilancio delle vittime
Il bilancio fu tragico: 2.914 morti, 8.848 feriti e circa 280.000 sfollati. Molti rimasero intrappolati sotto le macerie, senza ricevere soccorsi tempestivi. Altri furono costretti a vivere in tendopoli o in alloggi provvisori, spesso inadeguati e insalubri. La ricostruzione fu lenta e difficoltosa, ostacolata da problemi burocratici, corruzione e speculazione. Anche la solidarietà nazionale e internazionale, pur generosa, non fu sufficiente a risolvere le tante emergenze.
Le cause
Ma cosa causò il terremoto dell’Irpinia? La risposta è da ricercare nella complessa geologia dell’Italia meridionale, dove si incontrano e si scontrano diverse placche tettoniche. In particolare, il terremoto fu generato dalla rottura di una faglia che corre lungo l’Appennino meridionale, chiamata faglia di Irpinia. Questa faglia è una zona di debolezza della crosta terrestre, dove avvengono frequenti movimenti e scorrimenti tra i blocchi rocciosi. Quando questi movimenti superano la resistenza delle rocce, si produce una brusca liberazione di energia, che si propaga sotto forma di onde sismiche. Queste onde, a seconda della loro intensità e della loro durata, possono provocare danni più o meno gravi alle strutture edilizie e alle persone.
Il terremoto dell’Irpinia fu uno dei più gravi della storia italiana, sia per il numero di vittime che per l’entità dei danni. Fu anche un evento che segnò profondamente la memoria e l’identità di un territorio e di una popolazione, che dovette affrontare una lunga e difficile ricostruzione. Fu, infine, un’occasione di riflessione e di apprendimento sul rischio sismico e sulla necessità di prevenzione e protezione civile.