A caccia fotografica di daini nel pieno rispetto della natura

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A caccia fotografica di daini nel pieno rispetto della natura

Il mio ricordo va indietro nel tempo, a quando ero ancora ragazzino. In estate, durante lo svolgimento della Fiera di San Bartolomeo a Battaglia Terme, era tradizione mettere in palio come primo premio alla pesca di beneficenza un daino, o meglio la carne della povera bestia.

Questa tradizione è fortunatamente scomparsa, anche perché oggigiorno non avrebbe più senso, come non ha mai avuto senso la pratica del bracconaggio e della caccia senza regole. Mio padre stesso, classe 1926, mi raccontò che i daini c’erano già al tempo all’interno del parco del Castello del Cataio, il tutto circondato dalle antiche mura, e che comunque vivono in questa proprietà sin dall’anno 1500.

In qualsiasi stagione che si vada a fare una passeggiata lungo il percorso denominato “ferro di cavallo“, si possono vedere queste meravigliose bestiole al pascolo. Bello è ammirarle durante le fredde giornate invernali, quando l’alba illumina lo stupendo castello, ed osservarle finché salgono per gli antichi sentieri del colle.

Per i cittadini di questo antico paese, Battaglia Terme, sono come un’istituzione ed alcuni anziani ritengono che , vuoi per tradizione o per sentito dire, siano di buon auspicio.

E’ molto interessante leggere un racconto di gioventù dell’amico Lino Battan, sempre a proposito di queste meravigliose creature.

“E’ un ricordo dell’adolescenza che ancora oggi mi tocca il cuore.
Rientravo a casa dal paese, in bicicletta lungo l’argine sterrato del canale quando, appena oltre la fattoria Biasiolo noto con sorpresa un animale che si muove all’interno dell’area delle Pompe del Catajo. Man mano che mi avvicino la sorpresa aumenta è cosi grosso che non può essere un cane, cosa sarà mai?
Dopo l’abitazione della famiglia Sbettega prendo sulla sinistra la discesa erbosa che porta al cancello delle Pompe e una volta arrivato là supero la rete di cinta, per un momento l’ho perso di vista, se ne sarà andato? vado comunque verso l’idrovora per controllare meglio ed ecco…
laggiù sulla sinistra, nell’angolo della cinta fra il boschetto del giardino del Catajo e l’acqua della canaletta bassa un Daino, uno splendido esemplare che cerca inutilmente di fuggire nel boschetto incocciando ripetutamente con la testa nella barriera di rete metallica che gli impedisce ogni possibilità di fuga. Mi avvicino lentamente per limitare al massimo lo spavento dovuto alla mia presenza e cerco con cenni, già da lontano, di farlo scendere verso il basso nella canaletta dandogli cosi la possibilità di passare oltre e di dileguarsi nel boschetto o attraverso i campi coltivati.
Lo spavento è tanto, non intuisce i miei propositi, continua a saltare da un lato all’altro del corso d’acqua anziché usalo per uscire verso la libertà. Sono emozionato, il cuore mi batte forte, vorrei essere di aiuto ma i miei sforzi sembra siano solo motivo di ulteriore agitazione e spavento, che pena nel cuore, cosa posso fare? Penso a papà… lui viveva al Catajo, era sempre in contatto con questi dolci animali, forse mi può aiutare, perciò ritorno veloce sui miei passi e corro a casa; papà mi dice che non è il primo daino che si vede in giro, è crollato un pezzo del muro di cinta del parco e ne sono usciti parecchi.
Prende la bici e partiamo subito per le Pompe, strada facendo mi dice: “è un animale cosi timido che non si riuscirà a farlo uscire da quell’area, l’unica cosa da fare è prenderlo per liberarlo all’esterno.” Mi dice ancora: “tu sei agile e per ridurre lo spavento lo devi raggiungere velocemente dove la rete fa angolo, prendergli una zampa posteriore e sollevarla da terra, lui non sarà più capace di darsi alla fuga e se tu non ti muovi un po alla volta si calmerà.” Una volta entrati alle Pompe, come suggerito, mi avvicino lentamente fino a quando non scatta scappando verso l’ostacolo, scatto anch’io e in pochi attimi sono su di lui, l’emozione è alle stelle per lo spavento che manifesta lui ed un po per il timore che ho io di essere colpito sul viso nel momento in cui cerco di prendergli la zampa, ed invece no, al secondo balzo che fa riesco a prendere la zampa sinistra e a ribaltarlo, un paio di sgambettate innocue, emette un verso sopito e si gira a guardarmi coi suoi occhi dolci, sembrano pieni di lacrime, ansima agitato, il corpo sussulta tutto e le grosse vene del collo pulsano nervose, non mi muovo aspetto che arrivi papà per sapere cosa fare.
Come arriva dice: “santo cielo è una femmina gravida”, solo allora dopo tanta eccitazione mi accorgo che non ha le corna ed in compenso presenta un ventre eccessivo. Sono cosi emozionato che papà se ne accorge: “sta calmo” mi dice e intuendo il mio pensiero, “la riporteremo al Catajo per liberarla nel parco.” La povera bestia ha appoggiato le testa sull’erba e pur essendo nella presa delle mie mani si nota che si sta calmando pian piano, papà arriva con una coperta: “adesso la alziamo e la posiamo sulla coperta poi noi due una mano sulla coperta e tenendo con l’altra, tu le due zampe anteriori ed io quelle posteriori, ce le trasportiamo fino al Catajo.” Lo splendido animale forse ha preso fiducia in noi, si lascia maneggiare senza forti reazioni e noi ci incamminiamo con lei avvolta nel telo che, a testa in giù, controlla il percorso verso la libertà. Al Catajo papà si ferma nel giardino dell’elefante, vicino al daino che abbiamo appoggiato a terra, mentre io salgo in ufficio dei Dalla Francesca che restano sorpresi e attoniti nel sentire che non ero li per importunarli ma per restituire un loro daino catturato poco prima. La Signorina chiama il fattore che scende con me, saluta papà manifestando un sincero apprezzamento nel vedere come avevamo trattato la povera creatura, si sostituisce a papà ed insieme saliamo la gradinata che porta su in alto alla grande cancellata dei parco sui colli. Che emozione, quasi una sofferenza, dover lasciare lo splendido animale, ma che intima gioia nel cuore sapere che a giorni donerà la luce ad una sua splendida copia in miniatura una delicata creatura camosciata che in pochi attimi incomincerà a sgambettarle in torno reclamando il latte dovuto con piccoli richiami.
Appoggiato l’involto a terra e liberate le zampe dalla presa, la futura mamma si appoggia più comodamente e per un attimo ci osserva con attenzione, forse incredula di quella subitanea libertà, si alza quindi sulle zampe, percorre alcuni passi verso gli alberi e torna a voltarsi fissandoci sempre con occhi teneri, dolci, riconoscenti, finalmente ecco che scatta verso gli altri daini in lontananza ma dopo qualche balzo si ferma una volta ancora per guardare verso di noi… poi rassicurata pian piano se ne va nel boschetto.
Fantastico animale, riconoscente per la libertà, che ringraziamento il suo…

Provo sempre un piacevole tuffo al cuore quando penso a quell’esperienza, un incredibile dolce sussulto di gioia per aver salvato un’esserino ancora non nato.
Che bell’evento per ricordarti papà, grazie, mio grande esempio di vita”.

Lino Battan

A Caccia Fotografica Di Daini

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