Il sisma della Campania e Basilicata del 1980, distaccamenti di Compagnia, di Carlo Baldracchini

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Il sisma della Campania e Basilicata del 1980, distaccamenti di Compagnia, di Carlo Baldracchini

Vivere in tenda durante il terremoto del 1980
Vivere in tenda durante il terremoto del 1980

Individuazione delle località dove costituire i Distaccamenti di Compagnia

All’impegno prioritario di rendere funzionale la sede del nostro Distaccamento occorse aggiungere quelli esterni subito affrontati, che comportarono, da parte di chi scrive e assieme ai Comandanti delle Compagnie inquadrate, la esecuzione di una fitta serie di ricognizioni finalizzate all’individuazione delle località, indicateci dal Centro Operativo, dove fosse più opportuno e urgente assicurare la nostra opera di soccorso

Lo svolgimento di tali attività doveva consentirci oltre che a valutare in via approssimativa l’entità dei danni provocati dal sisma, di assumere i necessari contatti con le Autorità Locali, che ne avevano fatto richiesta, delle possibili soluzioni offerteci da ciascuna di queste di garantire l’esistenza, oltre alla disponibilità, in zona di strutture abitative e/o di spazi esterni dove poter costituire nostri distaccamenti che fossero in grado di assicurare la ricettività a un nostro reparto.

Al termine di tale operazione che richiese 3 giornate di intenso lavoro per la ventina, circa, di località complessivamente visitate, fummo in grado di decidere orientando:

– il massimo del nostro impegno, da affidare alla 1^ cp. rinforzata da un plotone della 2^cp. e dalla medesima 2^ cp. (decurtata del plotone) affidando ad entrambe la competenza dell’area Nord-Est della Provincia di Salerno, la più danneggiata dal sisma, concentrando in particolare l’attenzione sui numerosi centri abitati della Valle del Fiume Sele e dei suoi affluenti, prossimi al confine con la Regione Basilicata;

– di affidare la zona centrale a Nord della stessa provincia, risultata la meno danneggiata, alla 3^cp. da considerare come “polmone” per eventuali operazioni di rinforzo da dirottare in altre aree e/o per lo svolgimento di attività collaterali in altre località, che poi non mancarono.

Le scelte relative all’area più colpita dal sisma, cioè nell’area Nord-Est vennero orientate verso le località di Laviano e Ricigliano, entrambe dislocate a breve distanza dal confine con la Basilicata, distanti, rispettivamente dalla nostra sede principale di Salerno, rispettivamente, 77 e 80 km. dove:

nella prima delle due, per essere ancora in corso le operazioni di ricerca e recupero, da parte dei VV.FF. e dei volontari della CRI, degli abitanti coinvolti dai crolli risultanti ancora assenti all’appello, si rendeva necessario coadiuvare la loro azione garantendo il compito di demolire gli elementi strutturali pericolanti insistenti sulla viabilità interna per mantenerla definitivamente agibile sgomberandone le macerie,

– mentre nella seconda, l’ urgenza del nostro intervento era dettata dall’esigenza di eseguire, prioritariamente, alcune demolizione di parti pericolanti dei fabbricati insistenti sulla viabilità interna, che, proprio per questo motivo, mettevano a repentaglio l’incolumità degli stessi abitanti che la percorrevano.

Nel corso dei contatti con le Autorità locali presi nella stessa giornata per d’intesa con alcuni rappresentanti delle Autorità locali vennero rispettivamente individuati :

– a Laviano, un’area esterna all’abitato dove poter realizzare una tendopoli per la sistemazione in zona del distaccamento della 1^cp.p., designata a trasferirvisi al Comando del Ten. Paolo Blasi,

– a Ricigliano, un fabbricato di civile abitazione, di medie dimensioni, all’interno del paese, rimasto leggermente lesionato e quindi agibile, e, per di più dotato di ampi spazi esterni dove poter realizzare un attendamento per la sistemazione della zona servizi della 2^cp.p., designata a trasferirvisi, al Comando del Ten. Antonio Camassa.

La ricognizione nell’area Nord, eseguita successivamente, consentì di limitare la ricerca a una delle località tra quelli parzialmente danneggiate che richiedevano interventi di diverso tipo, da quello delle demolizioni e sgombero delle macerie di un insieme di fabbricati al centro del paese e a interventi di ripristino di opere murarie di edilizia pubblica. La scelta ricadde sulla località di Acerno (a 44 km) anche per avervi individuato una struttura disabitata di proprietà del Comune, priva di lesioni, messa a nostra disposizione, dove stabilirvi la sede del distaccamento della 3^cp.p., al Comando del Cap. Antonio Turco.

L’area delle operazioni

Per dare l’opportunità a chi legge di rendersi conto della vastità dell’ area assegnata alla nostra Unità (la quasi totalità dei 4.900 kmq. della Prov. di Salerno), sarà sufficiente dare “uno sguardo” allo stralcio della “Carta topografica” riportato, per esigenze di spazio, nelle pagina seguente, dove sarà possibile, anche valutare in via approssimativa l’entità delle distanze chilometriche, giornalmente percorse, dai gruppi di lavoro, per raggiungere i rispettivi cantieri di lavoro.

Note esplicative sui colori usati all’interno dei cerchi:

quelli verdi: le sedi di distaccamento e di cantiere per demolizioni parziali e/o totali di fabbricati pericolanti e relativo sgombero delle macerie nelle rispettive aree di discarica , impiegando macchine movimento terra;

– quelli viola: le località dei cantieri distaccati dove vennero effettuate le medesime con l’impiego degli stessi mezzi;

– quello rosso: come il precedente, con l’unica variante dell’impiego di materiale esplosivi esplosivo

– quello arancione: la località in cui venne installato un ponte militare (tipo Bailey).

Afflusso delle tre compagnie pionieri e loro insediamento nelle rispettive aree assegnate

L’ insediamento delle compagnie nelle località loro assegnate, che richiese, in termini di tempo, ma per la sola 1^ cp. alcuni giorni, di intenso lavoro dando modo al proprio personale inquadrato di provvedere, inizialmente, alla preparazione dell’area di sedime e, successivamente, all’allestimento dell’ attendamento (per la sistemazione al coperto di tutto il personale del reparto) dotandolo degli impianti di servizio indispensabili (vettovagliamento, bagno campale, servizi igienici e quant’altro) per assicurare la sua completa autonomia di funzionamento per un periodo di permanenza in zona, prevedibile, dell’ordine di uno, due mesi.

Contemporaneamente a tale impegno di carattere organizzativo, ciascuna delle tre cp.p. – tranne la 3^ come poi si dirà – fu in grado di assicurare sin da subito, la partecipazione di proprio personale alle operazioni di “primo soccorso” a supporto del personale preposto sin dall’inizio dell’emergenza a tale compito (VV.FF. e Volontari del Soccorso), nella ricerca degli abitanti della località non ancora estratti dalle macerie in seguito ai crolli delle abitazioni.

Per dar modo agli stessi reparti di dedicare tutto il loro impegno all’allestimento degli insediamenti senza trascurare la partecipazione all’opera umanitaria di soccorso cui ho fatto cenno, l’onere di organizzare ed eseguire in proprio i trasporti in zona di tutte le macchine movimento terra e degli autoribaltabili, da Salerno alle rispettive aree d’impiego fu interamente devoluto alla cp. Cdo e pa. .

E’ il caso di aggiungere che la 3^ cp., per esserle stata assegnata un struttura abitativa del tutto risparmiata dagli effetti del sisma, risolse in tempi brevi tutti i suoi problemi di sistemazione al coperto del proprio personale, tanto da potersi dedicare, da subito, allo sgombero delle macerie dalla viabilità interna dell’abitato e a eseguire le prime demolizione delle strutture pericolanti al centro dello stesso abitato.

Apertura dei cantieri di lavoro

Risultando impossibile, da parte di chi scrive, ricordare, a distanza di tanti anni l’ esatta data di inizio delle aperture dei singoli cantieri di lavoro, per il frenetico susseguirsi di impegni che ci imponevano di far presto per concorrere a salvare vite umane, mi vedo costretto a fissarla arbitrariamente orientandola verso il 3 dicembre esattamente 10 giorni dopo quella dell’evento tellurico che investi le Regioni Campania e Basilicata.

In quella data, ne sono certo, l’intera Unità era interamente schierata nelle rispettive aree assegnate e completamente operativa.

Un breve accenno alle condizioni ambientali e climatiche che caratterizzarono il mese di dicembre

Certamente non ci furono favorevoli, sia per la mancata assunzione di una qualsiasi forma di controllo da parte delle Autorità Locali dell’area dei cantieri di lavoro al cui interno erano in corso le operazioni di sgombero delle macerie tanto da creare in chi ne aveva la responsabilità di dirigerle, uno stato di continua apprensione per la sicurezza sia degli abitanti che vi circolavano liberamente per spostarsi da un luogo all’altro, sia del nostro personale, in particolare quello impegnato alla guida delle grosse macchine operatrici impiegate. A complicare la situazione ci si mise il peggioramento delle condizioni climatiche che risultarono particolarmente intense nel mese di dicembre per essere state caratterizzate da frequenti precipitazioni piovose che, per effetto dei frequenti cali di temperature tendevano spesso a trasformarsi in nevischio.

C’è da aggiungere che proprio a causa del peggioramento delle condizioni climatiche, le esigenze della popolazione delle aree colpite dal sisma compresa quella che non ne ebbe alcuna conseguenza, aumentarono a dismisura le richieste di sistemazione al coperto anche di carattere provvisorio (roulotte, caravan, e prefabbricati in genere), determinando così l’inceppamento della macchina dei soccorsi.

Sorretto dall’esperienze per i miei precedenti trascorsi in occasione delle operazioni di soccorso alle popolazioni del Friuli-Venezia colpite dai sismi nel maggio-settembre 1976 che impegnarono la nostra Unità per circa 2 anni consecutivi (e, per altrettanti inverni), chi scrive si sente in grado di affermare, che la popolazione del posto non ebbe mai a dimostrare in qualsiasi frangente la stessa capacità di reagire alle avversità che rilevammo nelle popolazioni Friulane.

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