Il sisma della Campania e Basilicata del 1980, attività di rilievo, di Carlo Baldracchini

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Il sisma della Campania e Basilicata del 1980, attività di rilievo, di Carlo Baldracchini

Si comincia ad avvertire la sensazione che il nostro “attivismo” non fosse gradito

Due furono i segni premonitori che ci fecero intuire che la nostra presenza potesse essere considerata ingombrante vista alla luce dell’impegno profuso dal nostro personale operatore e dell’efficiente organizzazione messa in atto nell’opera di demolizione delle strutture abitative pericolanti e del relativo sgombero delle macerie in discarica. Il primo di tali segni era relativo alla mancata e/o ritardata redazione e relativa consegna da parte delle Amministrazione Comunali interessate della prescritte “ordinanze di demolizione” più volte sollecitati dai nostri responsabili di Cantiere e il secondo, per aver avuto notizie, di danneggiamenti ai mezzi della stessa tipologia dei nostri fatti affluire dalle Aziende di Costruzione impiegate in zona per il completamento dell’autostrada limitatamente al tratto Salerno – Reggio Calabria. Le voci ricorrenti, infatti, facevano risalire la responsabilità di quanto stesse succedendo ad organizzazioni malavitose che intendevano introdursi, con proprie imprese, a conclusione della fase emergenziale nel “business” della ricostruzione.

Il rischio di incorrere in simili danneggiamenti per lo più consistenti nell’introdurre, nelle ore notturne, della sabbia nei serbatoi del carburante dei mezzi del genio in parcheggio e renderli, anche se temporaneamente inagibili, fu alla base del provvedimento di farvi fronte, con un servizio di sorveglianza armata dotando il personale preposto, di armi e munizioni prelevate dalla nostra Sede di Udine.

Attività di rilievo svolte a fattor comune dalle compagnie pionieri

Per rimanere nel tema delle attività di rilievo, svolte a fattor comune, dalle tre compagnie pionieri rinforzate, come ho già avuto modo di precisare, queste furono relative a:

– operazioni di primo soccorso nelle località, rispettivamente assegnate di Laviano, Ricigliano e Acerno, dove costituirono, ciascuna, un proprio distaccamento. In ordine di successioni gli interventi riguardarono: la partecipazione, a supporto delle altre ad organizzazioni, Vigili del Fuoco, Croce Rossa e organizzazioni umanitarie già affluite in zona, sin dal primo momento, alla fase finale delle operazioni di primo soccorso per la ricerca di persone coinvolte dal crollo degli edifici , ancora in vita e dei corpi di quelle decedute; inoltre, servendosi di macchine movimento terra (pale caricatrici ruotate ed escavatori cingolati), l’abbattimento di elementi di abitazioni pericolanti insistenti sulla viabilità interna lo sgombero, dalla stessa, per renderla percorribile;

– allestimento, in un terreno in prossimità dei singole località, indicato, dalle rispettive Amministrazioni Locali di un attendamento con relativi servizi per l’alloggiamento degli abitanti privi di qualsiasi soluzione alternativa di sistemazione.

Ultimata la fase del “primo soccorso”, i tre reparti vennero successivamente impiegati nelle stesse aree già assegnate, prossime ai rispettivi insediamenti, per svolgere quella successiva che prevedeva l’esecuzione delle demolizioni con mezzi meccanici (escavatori cingolati a cucchiaia rovescia) dei fabbricati lesionati dal sisma e dichiarati, con “ordinanze” emesse delle competenti Autorità Locali perché ritenute di “non conveniente riparazione”, cui seguivano, come era ovvio che fossero, il caricamento delle macerie, servendosi di pale caricatrici (ruotate e/o cingolate di media potenza) su autoribaltabili pesanti, il loro trasporto e scarico in area a ciò destinata dalle medesime Autorità per concludersi con il loro compattamento mediante apripista cingolato. Ciascun gruppo di lavoro era mediamente costituito da: 1 escavatore, 2-3 pale caricatrici, 3-5 autoribaltabili e 1 apripista.

Le due compagnie operative nell’area Sud furono in grado di distaccare alla distanza dalla rispettiva sede indicata tra parentesi:

la 1^ cp., con sede a Laviano, su 4 plotoni (di cui uno gua.), ciascuno rinforzato da un gruppo di lavoro, calibrato alle necessità di carattere contingente, di operatori e conduttori di autoribaltabili, per effettuare operazioni di demolizione e di smassamento delle macerie, nelle località, in ordine di successione, di Santomenna (a 7 km dalla Sede), Castelnuovo di Conza (10 km), Calabritto (16,5 km), Caposele (20 km), Quaglietta (21,5 km), Senerchia (26,5 km), Oliveto Citra (28,5 km), Campagna (50 km) e Eboli (54 km);

– la 2^ cp., con sede a Ricigliano, su 2 plotoni, ciascuno rinforzato, come la 1^ un gruppo di operatori/conduttori per effettuare le demolizioni e lo smassamento delle macerie, nelle località, in ordine di successione, di S.Gregorio Magno (a 10 km dalla Sede), Buccino (15 km), Contursi Terme (35 km) e Bagni di Contursi (40 km).

E’ opportuno aggiungere che le sedi dei cantieri distaccati vennero scelti col criterio di contenere i trasferimento da e per le zone dei rispettivi distaccamenti entro tempi non superiori alla mezz’ora/tre quarti d’ora.

La 3^cp., con sede ad Acerno, risultando la meno impegnata delle altre nelle operazioni di demolizione anche se anch’essa rinforzata come le precedenti, dal solito nucleo di operatori/conduttori con relativi mezzi della cp.Cdo e pa., ma di più ridotte dimensioni delle altre, le vennero affidati, dalla locale Amministrazione Comunale, una serie di interventi nel settore dell’edilizia per il ripristino, con rappezzi murari, dei locali di una Scuola Elementare e altri di vario genere, dal recupero dell’archivio storico al salvataggio di numerosi cimeli storico-artistici sotto i detriti della Chiesa di Sant’Antonio. Come sistemazione del personale, fu anche la più fortunata rispetto alle altre due compagnie entrambe sistemate sotto-tenda, per essere stato messo a disposizione dell’intero reparto, sin dal suo arrivo in zona, una struttura abitativa che permise a tutto il personale di meglio salvaguardarsi, rispetto alle altre, dai rigori dell’inverno.

Si accavallano notizie su modifica all’assetto della nostra Unità e sull’ampliamento degli impegni

Orientativamente, verso la metà del mese di dicembre, cominciarono a circolare notizie all’interno del nostro Distaccamento di Salerno riguardanti alcune modifiche da apportare, entro breve tempo, all’assetto dell’Unità disposte dal nostro Comando Genio in previsione della sostituzione da effettuare prima delle Festività Natalizie della nostra 3^cp.p. con la 2^cp.g.mn. del 1°btg. Garda.

Si seppe poi, che tale provvedimento, rispondeva all’esigenza di svincolare il nostro reparto dagli impegni in corso, dovendolo far rientrare in sede, a Udine per l’urgenza di affidargli la messa in opera, dei due ponti Bailey DS affiancati da m 71,84, ciascuno, da posizionare tra la banchina del Tronchetto e l’Isola Nuova in Venezia, di cui ho riferito nella pag. 1 della ricostruzione in corso.

E, non è tutto, in tema di riassetto e ampliamento degli impegni affidati all’Unità, visto che, poi, una decina di giorni dopo, appena rientrato dalla licenza Natalizia concessami, chi scrive, venne direttamente contattato dal Gen. Mario Giannullo – Ufficiale della Riserva richiamato in servizio, immediatamente dopo l’emergenza, dallo stesso Commissario Straordinario di Governo on. Zamberletti, per essere impiegato presso il “Centro Coordinamento Soccorsi” del X Comilter, come suo Consulente relativamente all’impiego e al coordinamento delle Forze del Genio operative nell’area terremotata,.

E’ opportuno sottolineare che tale l’Alto Ufficiale era, a tutti noi, molto noto per essere stato, ai tempi dei sismi del 6 maggio e del 12 settembre 1976, che devastarono il Friuli – Venezia Giulia, il nostro Comandante del Genio del 5* C.A., e in tale veste il promotore oltre che l’animatore e il coordinatore di tutte le attività svolte dai Reparti del Genio , tra i quali il 5° Bolsena di cui facevo parte come Comandante di compagnia..

Per venire al motivo della telefonata, con questa, l’Ufficiale mi anticipò l’ordine esecutivo per un nuovo affidamento alla nostra Unità, che avrebbe imposto, entro una ventina di giorni circa, la mia presenza a Napoli assieme a quella di un altro Ufficiale, anche questo a Lui ben noto, il Cap. Giovanni Ridinò, e a una consistente aliquota, circa una quarantina, tra Sottufficiali e Militari di Truppa, per lo più di operatori di macchine movimento terra e conduttori di autoribaltabili, per l’apertura di un nuovo cantiere di demolizioni all’interno della locale Caserma “Cesare Battisti”, dove effettuare, in ordine di tempo, l’abbattimento di alcuni fabbricati, da diversi anni non più utilizzati, e la riutilizzazione degli scarti di demolizione, preventivamente frantumati, per la realizzazione di un’area di sedime dove, poi edificare un insediamento abitativo per la sistemazione di 1600 persone la cui abitazione risultava danneggiata dalle scosse telluriche.

Nella stessa circostanza sentii parlare, per la prima volta dell’impegno assunto dalle FF.AA. di estendere il contributo dell’opera di soccorso già massicciamente assicurata con l’intervento in atto a favore delle popolazioni colpite dal sisma, di numerose Unità affluite in zona da più parti d’Italia, con l’edificazione del “Villaggio Esercito”, operazione questa che poi ci venne completamente affidata.

Lo stesso Ufficiale ebbe modo di indicarmi, nelle sue linee generali, in qualità di futuro responsabile dei lavori di demolizione e dell’allestimento dell’area di sedime, gli aspetti organizzativi del nostro impegno in termini di personale e mezzi occorrenti per definire l’organizzazione del nostro gruppo di lavoro e la data di apertura del cantiere, fissandola improrogabilmente, al 1° febbraio. E nel prosieguo, di orientare il prolungamento della nostra partecipazione alla fase successiva relativa all’ realizzazione dell’insediamento abitativo, potendo contare su un congruo numero di personale militare specializzato nel settore dell’edilizia compreso quello di inquadramento (Ufficiali e Sottufficiali) fatto affluire a cura dello SME da altri reparti dell’Esercito dislocati nella Penisola per concludere l’intera operazione entro il mese di giugno.

Ciò mi permise, in attesa dell’apertura del nuovo Cantiere per la realizzazione del “Villaggio Esercito” prevista, come già detto, per l’inizio di febbraio, di continuare a svolgere le mie funzioni presso il la mia Unità, ma di dedicare, anche, ampio spazio al nuovo impegno per sopralluoghi all’erigendo cantiere e per contatti, sempre a Napoli e dintorni per definirne l’assetto organizzativo. Mi è sembrato ovvio anticipare tale nuovo affidamento che nella prosecuzione del mio proposito di ricordare le “ imprese” del Bolsena troverà, ampio spazio in apposita ricostruzione.

Mi è d’obbligo una breve puntualizzazione

Nella prima parte della ricostruzione, mi sono limitato a descrivere, per sommi capi, le principali attività svolte dai reparti nella prima fase dell’intervento, nonché l’evoluzione dei loro spostamenti all’interno della zona loro affidata, per averli seguiti nelle vesti di coordinatore, sino al momento del mio completo coinvolgimento nuovo impiego a Napoli nella seconda quindicina del mese di gennaio del 1981,

La puntualizzazione che mi sento di dover fare tiene conto del fatto che, la vastità dell’area assegnata e, in parte anche la dispersione dei numerosi cantieri aperti in contemporanea distanti dalla sede dai 44 km, a nord agli 80 km, a sud, e non ultimo, il nuovo impegno, affidatomi a Napoli, distante circa 60 km dalla sede di Salerno, dove mi sono dovuto recare per contatti e sopralluoghi, mi ha impedito l’opportunità di definire l’esatta consistenza dell’impegno finalizzato alle operazioni di soccorso alle popolazioni colpite dal terremoto e a quelle collaterali di demolizione dei fabbricati pericolanti con il relativo sgombero delle macerie.

C’è anche da aggiungere che, a distanza di 30 anni dall’evento, molti dei miei ricordi si sono affievoliti tanto da dover far ricorso, per “scovare”, qualche notizia di interesse da quei pochi personaggi (per lo più colleghi e militari che vi concorsero, per essere riuscito a contattarli) e alle scarse ricerche di emeroteca disponibili.

Affidando questa mia ricostruzione al nostro sito internet nutro, pertanto, la segreta speranza che tra i molti di coloro che furono coinvolti nelle operazioni di soccorso , inquadrati nel nostro Bolsena vogliano contribuire con proprie testimonianze dirette – in parte già pervenutemi – per colmare i miei vuoti di memoria e dare maggior concretezza all’intervento complessivamente svolto.

Avvicendamemti realizzati per necessità contingenti sopravvenute

Il primo di questi si verificò con l’afflusso in zona, verificatosi il 18 dicembre 1980 della 2^cp.g.mn. del 1°btg.g.mn. agli ordini del Cap. Enrico Nelli che venne a rilevare dopo un periodo di affiancamento, in coabitazione nello stessa sede del distaccamento di Acerno protrattosi sino al 7 gennaio 1981, la 3^cp.g.p. del Cap. Antonio Turco.

Il motivo della sostituzione venne fatto risalire alla necessità di affidare l’impegno di provvedere al montaggio dei due manufatti da realizzare a Venezia, già ricordati, allo stesso reparto che, qualche mese prima (nel periodo giugno-agosto dello stesso 1980), aveva provveduto, con successo, alla costruzione del lungo Ponte di Chioggia.

L’avvicendamento, tra i due reparti così realizzato, ci fornì, in particolare, l’opportunità disporre di personale esperto, oltre che all’impiego di macchine movimento terra, in quello degli esplosivi, per la necessità creatasi di dovervi far ricorso per impegni già affidati.

Un secondo avvicendamento, ma di tipo interno, interessò la 1^cp.p., per la sostituzione del suo Cte, Ten.Blasi con il Cap. De Luca Vincenzo, dovuta a motivi di carattere contingente legati all’apertura di un nuovo cantiere per eseguire la demolizione, piuttosto complessa, della Caserma del VV.FF. di Salerno.

In procinto di lasciare il “campo” per occuparmi del nuovo impegno a Napoli

La libertà di movimento di cui godevo, vuoi perché ciascuno dei cantieri di demolizioni esterni erano in condizioni di funzionare autonomamente sotto la guida di un Ufficiale responsabile e in grado, cioè, di eseguire il programma di lavoro preventivamente concordato con il proprio Cte di Reparto e vuoi perchè il nuovo impegno di Napoli di cui mi stavo al momento occupando, ma limitatamente al solo aspetto organizzativo, mi lasciò il tempo e l’opportunità per condurre in proprio, servendomi di personale di truppa delle compagnie inquadrate, due distinti interventi non perché legati alla loro complessità, quanto per non appesantire il carico di lavoro dei reparti. Tali impegni riguardarono rispettivamente:

– il primo dei due, in ordine di tempo, il montaggio di un ponte DS, con materiale in versione Bailey M1-A, l’unica tipologia di materiale della versione reperibile nel Salernitano, per lo scavalcamento di un manufatto in muratura ad arco, noto come il “Ponte dei granchi” ubicato all’ingresso dell’abitato di Laurino, nel Cilento, per essere risultato lesionato dal sisma. L’operazione, mi venne precisato, doveva prevedere l’impiego di personale dell’entità di un plotone, circa, della 2^cp.p. in distaccamento in località Ricigliano, risultante la più vicina al luogo d’impiego (ca. 45 km.);

– il secondo, utilizzando, una squadra di minatori della 2^cp.mn. in distaccamento ad Acerno (ca.50 km.), integrata da un gruppo di operatori di macchine movimento terra e autoribaltabili messi a disposizione dalla 2^ cp.p. di Ricigliano, già operativi in zona, la parziale demolizione, mediante l’impiego di esplosivi integrato da mezzi meccanici, della strutture murarie della Chiesa Parrocchiale di Contursi Terme danneggiate dal sisma sussistendo il vincolo di salvaguardare, quanto più possibili, gli arredi sacri fissi e mobili posti al suo interno.

Qualche notizia in più sui due interventi che richiesero il mio coinvolgimento

Per entrambi, oltre ai preventivi sopralluoghi, effettuati in tempi diversi, per rilevarne, rispettivamente:

– per il ponte di Laurino: le caratteristiche dimensionali, lunghezza e ingombro trasversale, del manufatto in muratura esistente, per definire il modello di struttura Bailey da installare e il tipo di appoggi da utilizzare in funzione della larghezza della carreggiata all’ingresso e all’uscita del ponte. Inoltre, per prendere contatti diretti con la locale Amministrazione Comunale per definire gli obblighi di gestione da assumere per il controllo del traffico durante l’intero periodo di utilizzazione del manufatto

– per la Parrocchiale di Contursi Terme: per verificare la fattibilità dell’ intervento di parziale demolizione da eseguirsi, vista sia sotto l’aspetto della scelta degli accorgimenti da adottare per salvaguardare l’intero arredo sacro del tempio, sia sotto quello della sicurezza del personale impiegato e, ancora per notificare alla locale Amministrazione Comunale l’obbligo di assicurare, intervento durante, la sicurezza dell’intera area.

Montaggio del ponte Bailey in località Laurino

Al sopralluogo effettuato, orientativamente, in uno dei primi giorni di dicembre, fece seguito la redazione della relativa pratica da inoltrare, per la necessaria approvazione al Centro Operativo di Salerno.

Fu per questo necessario, in funzione della luce del manufatto in muratura esistente, delle suo ingombro trasversale e della portata da garantire – la stessa indicata dalla segnaletica posta alle sue estremità – e sottoporre poi a calcoli di verifica: una struttura Bailey M1-A costituita, sommariamente, da: una campata centrale DS su 6 campi da ponte (posti in orizzontale) sostenuta, alle estremità da colonne terminali maschio/femmina con relativi supporti, posizionati su piastre di base e realizzando il raccordo tra il piano di scorrimento del manufatto con la sede stradale utilizzando 2 campi di rampa per ciascuna estremità.

La struttura così progettata, di dimensioni di ingombro, comprese le rampe di m 30,45 in lunghezza e di m 6,20 in larghezza, era in grado di assicurare il transito, a senso unico alternato, ad autocarri a pieno carico, di peso non superiore alle 30 tonnellate.

La stessa pratica, corredata dell’elenco del materiale occorrente, ivi compreso quello relativo all’attrezzatura per il montaggio (complessivamente, ca. 47 tonnellate) e del piano di caricamento che prevedeva l’impiego di 6 autocarri del tipo ACP, già al seguito della nostra unità venne inviata per l’approvazione nel giro di un paio di giorni.

L’autorizzazione ad eseguire l’impegno pervenuta nello stesso lasso di tempo ci permise, fatto salvo il caricamento del materiale al Deposito effettuato nella giornata precedente, di eseguire l’ operazione del montaggio del manufatto nell’arco di una sola giornata. Relativamente al metodo di montaggio, si omise dall’usare quello tradizionale del varamento con l’avambecco, disponendo, inizialmente, la sola intelaiatura esterna della campata centrale costituita da coppie di pannelli appoggiati su una serie di rulli fissi disposti sullo stesso piano del sottostante ponte, collegate tra di loro con una traversa per campo. Una volta aggiustato con piccoli movimenti il riquadro centrale si provvide al montaggio del resto delle traverse e ad irrigidire la struttura con i tiranti diagonali, i puntoni e i telai di collegamento. Sulla struttura così, parzialmente realizzata, vennero montati in successione, le colonne terminali e l’impalcato al completo.

Non rimase che completare il montaggio della struttura, con l’abbassamento, mediante martinetti verticali disposti sotto i quattro vertici della stessa campata centrale sui rispettivi appoggi terminali costituiti da supporti cilindrici ripartitori disposti sulle 4 piastre di base, previo sfilamento dei rulli fissi usati come appoggio, e con il montaggio di entrambe le rampe terminali al resto del ponte.

L’operazione , così descritta richiese, circa 4 ore, di assiduo impegno e si concluse con la formale consegna del manufatto al personale qualificato della locale A.C. presente sul posto e solo dopo preso atto dell’apposizione, da parte di questi, della prescritta segnaletica con i limiti di velocità di transito sul ponte (fissati in 15 km/h) e con quelli di peso (fissati in 30 km/h).

Demolizione parziale della Parrocchiale di Contursi Terme

Chi scrive ha motivi di soddisfazione nel ricordare questa particolare esperienza e primo tra questi per aver avuto l’opportunità di operare, per la prima volta nella mia lunga carriera fatta “sul campo” con alle dirette dipendenze, oltre al personale operatore del Bolsena con cui. in precedenti realtà similari, sono stato solito avere a che fare, un gruppo di militari “minatori” del 1^btg.“Garda”, guidati da un Sottufficiale di comprovata esperienza nell’ambito delle demolizioni. Mi riferisco, al Serg.Magg.Mauro Mancini che proprio in quella occasione ebbe modo di dimostrare tutta la sua “bravura” nell’esecuzione dell’impegnativo e delicato lavoro che ci era stato assegnato. E, inoltre, perché questo intervento costituì il mio ultimo impegno che assolsi nell’ambito della mia Unità, prima di trasferirmi a Napoli per l’esigenza, di cui ho già avuto modo di parlare.

L’operazione che ci accingevamo a compiere a Contursi Terme consisteva nel dover demolire la pesante copertura e i relativi pilastri interni di sostegno, entrambe le strutture in cemento armato, la cui stabilità era stata compromessa dal parziale cedimento dei muri perimetrali realizzati in pietrame grezzo. L’intervento si rendeva necessario, in previsione dell’auspicabile riutilizzo della Parrocchiale, cioè dell’unica Chiesa della località, con l’istallazione provvisoria di una struttura di copertura leggera.

L’impegno, che si risolse in una giornata lavorativa, previde l’impiego di una serie di micro cariche di TNT (tritolo) applicate sulla sommità dei pilastri di sostegno, fatte brillare in successione controllata in modo tale da ottenere l’effetto desiderato di frantumare la pesante copertura senza coinvolgere gli arredi fissi interni (altari, cappelle e quant’altro). L’operazione ebbe pieno successo concludendosi con la pulizia e il trasporto in discarica degli scarti della demolizione. Mi piace aggiungere che l’operazione, svoltasi al cospetto di un folto pubblico che seguiva la scena a debita distanza, si concluse con un applauso liberatorio.

Mi viene istintivo, prima di concludere la succinta descrizione delle modalità dell’intervento, portato felicemente a conclusione, fare una breve considerazione su come pensassero, non essendo stato dato a sapere, le stesse Autorità Locali, di risolvere il problema.

E’ stato comunque dato per certo, che si dettero un gran daffare per trovare chi fosse in grado di fornire loro il modo e i mezzi e individuare chi fosse in grado di risolverlo pressati dal timore che altre scosse potessero determinare il completo crollo della struttura e, conseguentemente, la distruzione di tutti gli arredi sacri fissi esistenti (altari, cappelle, affreschi e quant’altro).

Sta di fatto che nel periodo a cavallo della Festività del Natale venne affidato alla nostra Unità, un mandato esplorativo per valutare l’opportunità di eseguire l’intervento con il vincolo di predisporre tutte i possibili accorgimenti per evitare il danneggiamento degli arredi fissi esistenti ricorrendo all’impiego, oltre che di mezzi del Genio già operativi in zona, di materiale esplosivo da utilizzare in piccole cariche. L’urgenza data all’intervento e il nostro coinvolgimento nell’operazione fece intuire che sussistesse, sin dall’insorgere del problema, la “volontà politica” da parte del Centro Coordinamento Soccorsi di affidare al reparto del Genio con specialità “minatori” e per di più del 5*Corpo d’Armata, fatto appositamente affluire in zona in sostituzione di una nostra compagnia.

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2 Responses

  1. Giorgio Ferrato ha detto:

    Ciao Francesco e grazie per il tuo commento, non dimenticare i grandi ricordi e le persone che ne hanno fatto parte! Siamo stati tutti bravi a contribuire ad un pezzo della nostra storia, ne dobbiamo essere fieri ed orgogliosi!

  2. francesco delfino ha detto:

    per non dimenticare grandi ricordi ciao generale
    complimenti a tutti siete stati grandi
    un grande pezzo di storia

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